Dai vieni a trovarmi a Rimini.
Cosa? A Rimini? No, dai non mi va.
Turismo di massa, residence e hotel per famiglie…
Scusa non fa per me.
Così risposi al mio amico Michele, circa 7 anni fa quando mi invitò per la prima volta a casa sua, a Viserba, una zona a nord di Rimini.
Lo ammetto avevo delle riserve perché da ragazzino fui costretto ad accompagnare i miei genitori Rimini: fu una vacanza noiosa e imbarazzante.
Ricordi d’infanzia
Era 1993, ricordo ancora i locali con il karaoke e adulti mezzi ubriachi che stonavano brani famosi di musica leggera italiana e internazionale.
A me adolescente facevano tristezza…
La mattina in spiaggia era ancora peggio, il mare era invaso delle alghe e quindi niente bagno. Tenere lontano dal mare un adolescente è come tenere fermo il grilletto di una bomba a mano con il chewingum. Prima o poi esplode!
Così 20 anni dopo ero di nuovo li, stessa spiaggia, stesso mare.
Questa volta le alghe non c’erano, i karaoke pure era quasi spariti, ma soprattutto grazie a Michele ho incontrai una Rimini diversa.
Arrivai con il treno alla stazione di Rimini verso le 12:30.
Primo errore, perché Michele abitava a Viserba, quindi potevo scendere alla stazione successiva. Così chiamai il mio amico e lui mi venne a prendere.
Nell’attesa feci un giro per la stazione e mi rifugiai in una Libreria Mondadori.
Musica jazz di sottofondo, bella selezione di narrativa e una commessa carina.
Come inizio non era male.
Quando Michele arrivò ormai si erano fatte le 13:00, avevo una gran fame e lui da buon romagnolo mi accompagnò subito a mangiare una piadina IGP.
Sedurre con la piadina
Il locale era a 50 mt dal mare, sedie, tavolini alti e fai da te per il servizio.
I gabbiani volteggiavano tra la spiaggia e il mare, ogni tanto il vento mi portava delle gocce di acqua salata e mi sentivo dentro ad un film di Corbucci (vedi Rimini Rimini).
Lessi ad alta voce il menù: squacquerone e rucola. Prendi quella mi disse il mio amico e aggiunse non te ne pentirai.
A me e la rucola mi aveva sempre fatto pensare alle diete o alla pizza con un tocco di verdure fresche. Però la piadina calda con quel formaggio cremoso si sposava con la verdura veramente bene. Bagnammo il pranzo con una birra rossa a km zero che facevano a Riccione, con un nome da film di Fellini, retrogusto amaro e un po’ beverina.
Come inizio non era male, soprattutto perché mentre parlavo con Michele due donne mi guardavano e parlavano tra loro. Dopo qualche minuto arrivarono i rispettivi mariti e pure i figli. Il mio amico si accorse che ero distratto, chissà cosa fantasticavo…
Mi fece un bel sorriso e disse qui è così: in Romagna tutti seducono tutti, senza motivo, perché la seduzione è come il sale, un pizzico qui e là, esalta il sapore di tutto.
Rimini contro Pregiudizi, 2 a zero.
Pensare che neppure volevo venire e ora Michele mi intratteneva con la filosofia romagnola. Poi c’era il mare, i gabbiani e gli occhi verdi di una sconosciuta che mi guardavano curiosi.
Due passi su lungomare. Dal Grand Hotel andammo in direzione della ruota panoramica, gli edifici fronte mare erano tutto hotel e residence, certamente non era come la Promenade Des Anglais a Nizza.
Il boom dei palazzinari, come in tutto il resto d’Italia, aveva anche qui massacrato lo stile architettonico di un lungomare pieno di storia.
Battesimo dall’alto
Michele mi battezzò con un giro nella ruota panoramica.
Da lassù mi resi conto della struttura della città: le colline scendevano dolci sino ad incontrare l’Arco di Augusto e la Porta Montanara fino a trasformarsi in piazze e vie ricche di palazzi storici.
Quando scendemmo dalla ruota ero diventato un fan di Rimini.
Rimini mi pareva un grande parco giochi per giovani, famiglie e bambini.
In effetti Rimini è accerchiata da attrazioni turistiche.
Quella sera Michele mi diede la mazzata finale, mi portò alla Vecchia Pescheria, nel cuore del centro. Un luogo costruito a metà del ‘700, ancora intatto, alla sera pieno di movida.
Entrammo in un locale stretto e lungo, con tavolini a destra a sinistra, in fondo c’era un bancone di legno dove la birra scorreva a fiumi. L’atmosfera era già interessante quando il mio amico avvicinò una cameriera e gli chiese dove fosse il tavolo del CouchSurfing.
Ci avviciniamo al tavolo e Michele iniziò a salutare in inglese qualcuno e si presentò ad altri, ripetendo la frase: Michele, nice to meet you…
Rimini internazionale
Ci sedemmo e gli chiesi dove fossimo finiti?
Lui mi sorrise e disse: Benvenuto a Rimini, la città più cosmopolita della Romagna.
Mi spiegò che a Rimini, una volta al mese si incontrano circa 50 persone che fanno CouchSurfing, ogni volta in un locale diverso. Così allenano l’inglese e incontrano storie da ogni parte del mondo.
Il CouchSurfing è nato grazie ad un sito web nel 2004.
L’idea era quella di scambio di ospitalità tra persone di ogni parte del mondo.
Poi il CouchSurfing è diventata una filosofia di vita, non solo scambio ospitalità ma pure offrire un semplice caffè oppure fare da guida a chi arriva per la prima volta in città.
Ero sbalordito. Al tavolo con me c’erano Kirsten e Jivan, una coppia di amici che girano il mondo da 15 anni in questo modo. Lei americana, lui indiano con parenti in Italia.
Kirsten commerciava in vestiti e scarpe con suo marito, che era cileno. Ora lui era in Cina a contrattare l’acquisto di un container di merce.
Jivan stava frequentando il master in economia del turismo all’Università di Bologna, con sede a Rimini. Mi disse che a Rimini ci sono 18 corsi universitari e un paio di master ogni anno.
Il mio inglese impedito non frenava la loro voglia di raccontarmi i viaggi e le avventure che avevano vissuto. Serata memorabile. Per la prima volta in vita mia mi sentivo cittadino del mondo, restando in Italia.
Il giorno dopo mi svegliai presto. Il mio amico mi aveva preso un residence vicino a lungomare. Una doccia ed già ero in spiaggia a guardare i gabbiani volteggiare.
Ascoltare i garriti dei gabbiani era come una droga. Tra meno di 24 ore avrei lasciato quella spiaggia per ritornare alla mia vita.
Non volevo smettere mai di sentire il profumo della salsedine e i garriti e allora iniziai a riflettere: se mi trasferissi a Rimini…