A cura della psicologa psicoterapeuta Stefania Ciaccia
Penso sia successo a ognuno di noi di esserci trovati in situazioni nelle quali, in modo più o meno conscio, abbiamo seguito la cosiddetta “massa”.
Per fare un esempio diretto, mi trovavo ad un concerto all’Autodromo di Monza: il parco nel quale si trova è molto grande e raggiungere l’area concerti non così immediato; in quel caso,io e i miei amici, ci siamo messi a seguire delle persone che sembravano sapere dove andare.
Dietro di noi si unirono alcune persone, poi altre, tutti nella stessa direzione, (corretta)!
Vi è mai accaduto anche il caso opposto? A me sì! Mi trovavo per una laurea di un amico in una città che non conoscevo, arrivati in università pensai che fosse una buona idea seguire quelle persone che “sembravano andare ad una laurea” (famiglie con bambini, magari dei regali, fiori etc.): peccato che nemmeno loro avevano idea di dove si trovasse l’aula così io, loro ed altre persone che ci avevano seguito ci trovammo tutti nel luogo sbagliato (NB. Alla laurea poi ci arrivai comunque in orario).
Cos’è l’effetto gregge?
Gli esempi che ho appena usato spiegano un fenomeno della psicologia delle folle chiamato “effetto gregge”: “una situazione in cui un gruppo di individui agisce coerentemente, senza che ci sia alcun coordinamento tra i singoli individui”.
Il termine “gregge” deriva dal mondo animale, dove risulta fondamentale per una ragione evoluzionistica nell’organizzazione del branco, che è pressoché inconscia o parzialmente cosciente e in ogni caso è innata (NB sì, la parola “pecoroni” deriva da questo fenomeno).
Avrete ancora sentito dire che l’uomo è un animale sociale, e questo si può vedere spesso (purtroppo) in situazioni particolari, quando vediamo immagini di persone che razziano negozi mentre avviene un disastro naturale oppure folle impazzite che si calpestano durante il “black friday”: in quei momenti sembra che regole acquisite del vivere quotidiano smettano di esistere.
Il fenomeno è spesso stato associato anche a situazioni storiche come il nazismo o sette religiose: sebbene in quei casi si è (almeno parzialmente) coscienti della situazione alla quale si sta prendendo parte.
La diffusione di responsabilità
Inizialmente, si pensava che l’effetto gregge fosse spiegabile in buona parte tramite un altro fenomeno, quello della diffusione di responsabilità.
Questo fenomeno è stato a lungo studiato a partire dalla metà del secolo scorso e fa riferimento alla tendenza di ciascuno di noi a suddividere la responsabilità di un accadimento tra tutte le persone presenti.
Questo ci spiega come mai, se camminando per strada da soli vediamo un anziano che inciampa probabilmente ci fermiamo ad aiutarlo, mentre, se siamo in presenza di qualcun altro, tendiamo a pensare che qualcuno sicuramente avrà chiamato aiuto.
Non solo pecoroni
Visto in questo modo probabilmente l’effetto gregge sembra un fenomeno negativo, che ci porta a rifiutarlo e dire “io penso con la mia testa”, ma non dobbiamo dimenticare che per un animale preda è un istinto che può fare la differenza tra la vita e la morte. D’altra parte, anche l’uomo delle caverne, da solo, non sarebbe mai sopravvissuto: aveva bisogno di stare in gruppo per procacciarsi il cibo, cacciare, crescere i figli e difendersi dai pericoli.
Nell’essere umano, oggi, è dimostrazione della sua essenza di animale sociale, che considera e comprende (anche inconsciamente) l’importanza della relazione e della vicinanza con i propri simili come elemento per la sopravvivenza.
Inoltre, un individuo che segue una folla lo fa pur sempre perché pensa di trarne un vantaggio personale e non semplicemente “perché lo fanno tutti”.
Si può sfruttare l’effetto gregge?
Sebbene l’idea possa apparire in parte inquietante e più adatta ad un film post-apocalittico, nel 2015 l’istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (lac-Cnr) ha condotto con la Technische Universität uno studio nel quale introduceva un soggetto “che sapeva dove andare” all’interno di gruppi di persone che partivano dallo stesso punto e alle quali era stato chiesto di raggiungere un luogo sconosciuto.
I risultati furono incredibili, in quanto entrambi i gruppi (in uno c’era un soggetto “informato”, mentre nel secondo cinque) seguirono autonomamente le persone “consapevoli della meta”, sebbene nessuno sapeva che lo fossero fino alla conclusione dell’esperimento.
Questo potrebbe in realtà portare un enorme miglioramento nell’organizzazione di grosse manifestazioni, per gestirne la sicurezza anche nei momenti di maggior tensione o emergenza, evitando tragedie tristemente note come quella della Love Parade o la strage dell’Heysel.
…e in uno studio di psicoterapia?
Lo studio Il Bucaneve non si occupa solamente di psicoterapia cognitivo-comportamentale, ma organizza incontri, corsi e laboratori informativi per portare alla conoscenza temi come questo, permettendo a tutti di potersi confrontarsi su argomenti che magari spesso non ci sono noti, ma che in fondo fanno parte della vita di ognuno.